La riforma del lavoro pubblico si inserisce nel passaggio da un'amministrazione incentrata sull'ossequio formale del principio di legalità a un'amministrazione impegnata nel complesso confronto con la realtà di riferimento.
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Un mutamento che si riflette tanto sul ruolo quanto sullo scopo del soggetto pubblico, tenuto a predisporre interventi tempestivi ed efficaci su bisogni sociali in rapida trasformazione. Si impone, così, l'attenzione verso il risultato e si creano le premesse per valorizzare il momento organizzativo: la capacità di conseguire risultati di qualità dipende da un'organizzazione flessibile, in grado, cioè, di elaborare programmi e perseguire obiettivi, nelle molteplici variabili di contesto, a fronte dei compiti individuati dalla legge. In tale scenario, la valutazione è volta a garantire le profonde connessioni tra gli indirizzi programmatici, l'organizzazione e il suo risultato: proprio questa finalità - secondo la Corte costituzionale -la rende assolutamente necessaria. Nonostante ciò il legislatore non regola né sostiene la valutazione con la dovuta incisività; anzi, trascorso più di un ventennio dalla ed. "prima privatizzazione", il relativo quadro normativo, da rinvenire principalmente nel d.lgs. n. 150/2009, presenta ancora numerose ambiguità, che hanno contribuito non poco alla sua ridotta diffusione empirica. Il volume offre la prima compiuta analisi giuridica della valutazione nelle pubbliche amministrazioni, considerandone le rilevanti implicazioni sul versante sia istituzionale sia lavoristico.
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VAN00@Biblioteca del Dipartimento di Giurisprudenza