Leggere Dei delitti e delle pene è un’esperienza piena di sorprese. Di pagina in pagina si scoprono riflessioni, temi, argomentazioni che aprono veri e propri cantieri per ragionamenti ancora oggi per niente scontati nel dibattito pubblico.
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Cesare Beccaria costruisce grandiosamente un sistema di garanzie dai contorni geometrici, all’interno del quale esplode lo spazio per la libertà, per la vita, per la dignità umana. Sono queste che il diritto deve proteggere, senza mai abusare del suo dovere di protezione. L’insieme dei principi discussi in questo libro costituisce un argine contro il potere pubblico di punire, a difesa delle garanzie e dei diritti della singola persona di fronte allo Stato. La storia è piena di tragedie prodotte dalla ferocia punitiva degli Stati. E anche la stretta attualità, pure quella che viviamo in Italia in prima persona, ci rimanda violenze, abusi, inutili vessazioni che hanno luogo dentro le mura delle carceri. Ogni capitolo del volume apre un dialogo fitto e ramificato con l’autore, in uno scambio di vedute che ci interroga sulla realtà attuale, illuminando i contorni e chiarendo le distorsioni di norme, episodi, procedure, pratiche del presente o del recente passato. Sono proprio questo dialogo e questa interrogazione che il commento al testo intende esplicitare, dal luogo di osservazione che Antigone ha insegnato a far proprio.
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