Rientrato in Italia dall'esilio in Svizzera il 10 dicembre 1944, il 2 gennaio 1945 Einaudi viene nominato governatore della Banca d'Italia. A partire dal 17 gennaio egli comincia a dettare alla segretaria un diario per «ricordare le cose che si sentono».
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Destinato a un uso personale e non alla pubblicazione, il diario, che ha, almeno per quasi tutto il 1945, cadenza quotidiana, costituisce un documento di straordinario interesse sia dal punto di vista istituzionale sia da un punto di vista culturale e di costume. Einaudi registra gli incontri e i colloqui con i protagonisti della ricostruzione politica ed economica del Paese. Le impressioni, i giudizi su uomini politici come Nitti, De Gasperi, Togliatti, Gronchi, Scoccimarro, Bonomi, Ruini, La Malfa, Parri, Umberto di Savoia, le confidenze di banchieri come Mattioli, di imprenditori come Valletta, i problemi connessi con le diverse attività economiche del Paese, la quotidiana gestione dell'attività della Banca d'Italia, le riunioni con collaboratori come Menichella, Steve, Rossi Doria, Carli, Baffi, i rapporti con intellettuali come Croce, il precipuo interesse per la ricostituzione di una stampa libera: tutto viene fedelmente annotato da Einaudi. Egli restituisce con immediatezza quella intensa fase di vita del Paese dalla quale prese avvio l'Italia democratica dopo il ventennio di dittatura fascista, raccogliendo con acuta attenzione anche episodi apparentemente marginali, che evidenziano le condizioni materiali di vita degli italiani. Continuato, seppure senza regolarità, nell'anno del referendum istituzionale e dell'elezione dell'Assemblea costituente, il diario di Einaudi si chiude nel marzo 1947, nel periodo immediatamente successivo il viaggio di De Gasperi negli Stati Uniti e la scissione socialista, alla vigilia cioè dell'emarginazione delle sinistre dal governo e del rafforzamento della collaborazione di Einaudi con De Gasperi, con il suo ingresso nell'esecutivo.
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