Il volume propone una ricognizione critica delle recenti politiche criminali di contrasto al finanziamento del terrorismo internazionale.
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In particolare la normativa multilivello di counter-terrorism financing viene utilizzata come cartina di tornasole per verificare se (e in quale misura) i nuovi modelli repressivo-preventivi di impronta emergenziale, tipici delle legislazioni antiterrorismo, siano funzionali ad un effettivo contrasto del fenomeno. E se la parziale rinuncia ad alcuni presidi di garanzia, in nome di indifferibili esigenze securitarie, travalichi il limite oltre il quale il diritto penale perde i propri connotati tipici, per diventare strumento di lotta contro un nemico. L'indagine muove dalla ricostruzione dell'attuale morfologia del finanziamento del terrorismo internazionale, tenendo conto delle profonde trasformazioni del fenomeno terroristico nel passaggio dal modello group-based alle nuove forme individuali di cheap terrorism. Su questa base si procede all'analisi delle misure preventive e repressive in materia di terrorism financing nei diversi livelli ordinamentali: negli strumenti internazionali dell'ONU, nelle politiche normative dell'Unione Europea, nella legislazione italiana. Con particolare attenzione ai modelli di incriminazione interni al campo penale tradizionale, sempre più protesi verso forme preventive di anticipazione dell'intervento sanzionatorio; e con uno sguardo ad altri strumenti di prevenzione, formalmente non penali, ma caratterizzanti da un forte contenuto afflittivo.
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