Il volume è dedicato ad una delle opere - i Libri quaestionum - attribuite a Quinto Cervidio Scevola, tra i più significativi protagonisti della giurisprudenza del II secolo. La ricostruzione prosopografica relativa al giurista presenta poche certezze, essendo dubbia anche la sua provenienza, sebbene gli indizi a noi giunti facciano propendere per un'origine provinciale.
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Si deve ammettere che egli abbia avuto un ruolo attivo presso il consilium principis di Marco Aurelio, interpretandone, anche nelle opere casistiche, i più importanti indirizzi legislativi. Della raccolta di Quaestiones - in venti libri, in cui si segue tendenzialmente l'ordine dell'editto - sopravvivono, nei Digesta Iustiniani, circa sessanta frammenti; cronologicamente, essa si colloca nell'ultima fase della vita del giurista, quando, abbandonata la carriera politica, egli si dedica all'insegnamento. La forma della quaestio ripete lo schema dialogico, predilige un lessico arcaicizzante e tratta problematiche di stretto ius civile mutuate dalla letteratura giuridica precedente (soprattutto di matrice giulianea) e sviluppate da Cervidio Scevola attraverso il ricorso ad un'ampia esemplificazione di natura casistica.
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