Interrogarsi oggi sullo “stato di salute” della giustizia penale in Italia rappresenta una sfida complessa per lo studioso del sistema penale, sotto almeno due diversi punti di vista.
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Anzitutto, sul piano della definizione di contenuti e obiettivi di una indagine scientifica a così ampio spettro: analizzare i fattori di (in)efficienza di un sistema quale quello penale, che continua a presentare numeri negativi, implica uno sforzo di ricostruzione delle cause del fenomeno di cui si tratta. In secondo luogo, sul piano del metodo di ricerca, in quanto una simile disamina deve opportunamente prendere le mosse da una accurata analisi dei dati e delle statistiche giudiziarie relative ai più importanti indicatori di performance del sistema penale. Si tratta, invero, di un presupposto imprescindibile per un’indagine che voglia essere anche propositiva e che, dunque, accanto alla diagnosi delle lacune, intenda farsi carico delle esigenze di riforma del delicato campo di materia in questione. Il volume di Mitja Gialuz e di Jacopo Della Torre non si sottrae a queste difficili e ambiziose sfide, raccogliendole entrambe con coraggio e accompagnando il lettore in un percorso molto ben costruito, tanto sul piano metodologico quanto su quello dei contenuti; con uno stile chiaro e preciso, gli Autori affrontano i problemi prima accennati nelle due parti in cui il volume è opportunamente articolato. Nella prima, invero, gli Autori forniscono al lettore le indispensabili premesse concettuali dell’indagine e, poi, procedono a una attenta analisi dei numeri della giustizia penale italiana. Si colloca qui il lodevole sforzo degli Autori di contribuire alla ridefinizione della categoria dell’efficienza in ambito criminale, nella consapevolezza che la valutazione della capacità del sistema penale di raggiungere i propri obiettivi, attraverso un uso razionale delle risorse a disposizione, debba tener conto delle necessità di bilanciare plurimi interessi, tutti di primario rilievo per la nostra Costituzione, senza tuttavia sacrificare i principi fondamentali di garanzia del giusto processo e dei diritti di difesa del cittadino sull’altare delle esigenze di celerità nell’accertamento e nella repressione dei fatti di reato. Sul piano dell’analisi dei dati, inoltre, il volume non si limita a una “fredda” esposizione delle statistiche giudiziarie, ma, al contrario, fornisce al lettore gli in- XVIII Giustizia per nessuno dispensabili strumenti metodologici e concettuali per analizzare e interpretare correttamente i numeri della giustizia, comprendendo ciò che da essi emerge in merito alle cause delle perduranti inefficienze del processo penale (dalla cronica lentezza dei procedimenti, al numero elevato di impugnazioni e prescrizioni, al ridotto livello di informatizzazione, fino alla scopertura degli uffici giudiziari e al tema dell’assenza di risorse). Su quest’ultimo versante, peraltro, il volume prende opportunamente in considerazione non solo dati di matrice processuale, ma anche indicatori di performance di natura “economico-strutturale”, come quelli concernenti la geografia giudiziaria e le dotazioni finanziarie e di risorse umane del sistema, trattandosi di fattori chiave per il buon funzionamento della giustizia penale. L’approccio scientifico “data-driven” della ricerca costituisce, insomma, un valore aggiunto e contribuisce a colmare una lacuna esistente nella letteratura scientifica in materia, gettando le basi della seconda parte del volume in cui, alla luce degli esiti della precedente disamina, lo studio si proietta sull’analisi delle novità introdotte dalla “riforma Cartabia”, per verificare la loro attitudine a porre rimedio ai mali che affliggono il nostro ordinamento penale, prima ampiamente indagati. Gli Autori, in particolare, rilevano che, pur ponendosi nella giusta direzione, la novella non possa essere considerata ancora come un punto di arrivo, poiché solo un coraggioso esercizio della delega da parte del Governo e la risoluzione di alcuni nodi ancora irrisolti, che pure il volume pone in luce nella parte finale, potranno contribuire a raggiungere gli ambiziosi obiettivi posti dalla legge n. 134 del 2021. Del resto, dalla valorizzazione della digitalizzazione del processo e degli istituti volti a ridurre la domanda di giustizia penale, al ripensamento del sistema sanzionatorio penale e alla valorizzazione della giustizia riparativa, fino all’introduzione di novità organizzative quali l’ufficio del processo, nei prossimi mesi e anni i pubblici poteri saranno chiamati a prendere decisioni di importanza cruciale per consentire anche al sistema giustizia di affrontare le complessità del mondo del futuro con un arsenale di strumenti adeguato, moderno ed efficace. Sappiamo bene come si apra oggi una stagione difficile – tante e complesse sono le sfide con cui dovremo misurarci –, ma al contempo esaltante, tenuto conto che, forse per la prima volta dal dopoguerra, sembrano essersi create le condizioni, in termini di comunanza di intenti e pure di risorse economiche, per incidere davvero sul corpo malato della giustizia penale. Un lavoro che si preannuncia impegnativo e delicato, dovendosi agire, ove necessario, con decisone e in modo radicale, ma non dimenticando le riforme avviate negli ultimi anni, su cui non a caso continua a puntare la recente legge approvata dal Parlamento. [dalla prefazione]
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