Il diritto romano è pilastro della storia e della cultura in Eurasia, in particolare in Europa, e quindi in America Latina.
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Inizio queste «Premesse» con il concetto fondamentale di «diritto romano vivente» del Venerabile Giorgio La Pira, professore di diritto romano, padre costituente e sindaco di Firenze […] Eppure ideologie che nella storia europea hanno agito negli ultimi secoli e ne hanno condizionato gli sviluppi, si sono orientate contro il diritto romano. Tra queste segnalo, in ordine storico, il marxismo (e poi anche il leninismo), il nazionalsocialismo e il normativismo. Le critiche, pur da prospettive anche molto diverse, si incontrano su un punto, un minimo comun denominatore: il sistema giuridico romano sarebbe portatore di valori sbagliati, in quanto strumento di conservazione di un modello di società in- giusta che si vorrebbe, invece, cambiare. […] Nelle pagine che seguono vorrei che queste tre critiche al diritto romano non vengano dimenticate, ma restino impresse nella memoria del lettore. Il mio intento è, infatti, quello di evidenziare come, in una prospettiva al contrario, il sistema giuridico romano non sia in realtà, né il demonio della conservazione e dell’immobilismo, né un totem di cui liberarsi, né un contenuto messianico di liberazione delle società moderne dai mali che le affliggono, ma sia, però – questo sì –, un poderoso strumento di critica al giuridico contemporaneo, che proprio nella raffinatezza dei percorsi concettuali e sistematici ereditati dal diritto romano, ha finito per annidare dietro il velo della forma e della purezza, alcuni forti nodi ideologici che stanno bloccando inesorabilmente la società attuale in uno spazio di diseguaglianze ed ingiustizie, finendo per escludere il diritto dagli strumenti di rinnovamento e miglioramento delle società attuali, a tutto favore di altri strumenti che si sono considerati e continuano a considerarsi trainanti, quali l’economia. Entra chiaramente in gioco anche la forte caratterizzazione statualista del giuridico contemporaneo, inidonea a gestire le dinamiche in atto oramai da più decenni, dirette ad erodere modelli economici territoriali chiusi a favore di una interazione economica sovranazionale, con irreversibili (sembrerebbe) conseguenze negative sul piano delle fiscalità nazionali e della distribuzione stessa della ricchezza nella società. Il diritto romano è, infatti, la grammatica profonda del diritto odierno. Se il primo viene studiato nel suo significato e comparato a quest’ultimo, ne finisce per svelare i condizionamenti ideologici e la natura politicamente orientata di molte delle scelte normative esistenti, presentate spesso con la falsa veste della coerenza delle soluzioni logico-formali. Ciò a mio avviso è la finalità primaria dell’affinamento e della maturazione di una capacità critica nelle nuove generazioni di studenti di giurisprudenza, che possa portare ad un loro contributo nella società futura attraverso l’individuazione di soluzioni giuridiche concretamente migliori, frutto di un’arte orientata alla costruzione di una società umana più giusta, in una tensione di miglioramento della stessa grazie al diritto. Cioè il diritto non come contenitore formale di regole valide, ma come contenuto sostan- ziale di regole di convivenza pacifica che si orientino verso l’obiettivo di una società più giusta. Il diritto in sostanza come arma civile e pacifica di lotta alle disuguaglianze e alle ingiustizie.
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