L'ermeneusi delle "specie" di obbligazione previste nel Capo VII, Titolo I del Libro IV del codice civile non sembra agevole né sotto il profilo della ratio e dei criteri di classificazione, né rispetto al meccanismo seguito per la loro selezione e collocazione in sequenza.
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Nel capitolo I si tenta di rispondere a queste domande, considerando le specie come attrattori di una disciplina eccentrica rispetto alla complessità di settore e capace nondimeno di delineare la massima deformabilità topologica del rapporto obbligatorio a contenuto patrimoniale. Alle obbligazioni pecuniarie ed alternative sono dedicati rispettivamente il capitolo II e III: nell'uno si prospetta una visione d'insieme delle due correnti sotto-tipologie - le obbligazioni di valuta e di valore - attenta alle peculiarità della "moneta", tra valore reale e valore ideale del denaro come medium dei beni giuridici; nell'altro si tenta di rintracciare il portato assiologico della specie, a dispetto di una utilità reale prima facie evanescente, onde giustificarne la disciplina, non omeomorfa in molti punti con quella delle obbligazioni in generale.
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