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Exornata aedes : la Curia del Foro vecchio di Leptis Magna

Livadiotti, Monica

L'erma di Bretschneider <editore> 2018

Abstract

Quando Antonino Di Vita dette l'avvio all' ambizioso progetto di pubblicazione dei monumenti del Foro Vecchio di Leptis Magna, fulcro della vita cittadina per secoli, con il proposito di saldare finalmente quel debito che gli archeologi italiani che avevano operato in Libia prima della guerra avevano lasciato insoluto, decise di porre la massima attenzione innanzitutto ai tre templi che si aprivano sul lato nord-occidentale della piazza. In questo studio coinvolse gli architetti suoi antichi allievi alla Scuola archeologica Italiana di Atene, che già avevano dato prova di estrema competenza e capacità nella lettura non solo di un monumento architettonico ma anche nell' interpretazione di quei dati provenienti da scavi, che, effettuati con metodi antichi e con indubbia celerità come era in uso in quei decenni lontani, così in Grecia come in Libia, risultavano insufficienti a comprendere la successione delle fasi edilizie dei vari monumenti e, talvolta, anche il loro inserimento in un organico piano di sviluppo urbanistico che aveva interessato le città. Fu così che la complessa edizione filologicamente ineccepibile di quei tre edifici sacri vide luce nel 2005, pochi anni dopo il suo affidamento a Giorgio Rocco e Monica Livadiotti per il tempio di Roma e Augusto, a Nicolò Masturzo per il tempio c.d. di Liber Pater e a Maria Ricciardi per il tempio di Milk' Ashtart 1. Solo negli anni seguenti il progetto di edizione dei monumenti del Foro e delle aree limitrofe proseguì, con le ricerche rivolte ad altri due straordinari monumenti, la Curia, cardine, per la sua stessa funzione, della vita di Leptis fin dall' età flavia, che fu affidata ancora una volta alla riconosciuta competenza di Giorgio Rocco e Monica Livadiotti, e della loro équipe del Politecnico di Bari, e il tempio della Magna Mater, affidato alle cure di Gilberto Montali dell' Università di Macerata. In pochi anni, coadiuvati da una schiera di valenti collaboratori che avevano nel frattempo formato, seguendo le orme e gli interessi del loro Maestro, Antonino Di Vita, e creando presso il Politecnico di Bari l' unica Scuola in Italia rivolta alla storia dell' architettura antica, Monica Livadiotti e Giorgio Rocco hanno portato a termine un lavoro estremamente difficile, che aveva fino ad allora scoraggiato qualsiasi studioso. Chiunque conosca Leptis, ricorderà l' immenso campo di rovine che attualmente costituisce la Curia, con frammenti sparsi dovunque all' intorno, frammenti che solo un faticoso e serrato esame, supportato da una solida conoscenza dell' architettura antica, dei materiali usati, delle tecniche murarie e delle specifiche tipologie architettoniche e dei modelli stilistici di riferimento, avrebbe potuto consentire di attribuire a precisi edifici. Il volume ripercorre nei paragrafi iniziali le vicende che hanno interessato il complesso monumentale, a partire dalle ricerche di Renato Bartoccini prima, dagli scavi di Giacomo Guidi negli anni ' 30 e di Umberto Ciotti negli anni ' 50, che avevano però lasciato di fatto irrisolti tutti i problemi che poneva un edificio di così difficile lettura, peraltro anche oggetto di parziali restauri, già negli anni '30 per ciò che riguardava la ricomposizione di taluni elementi architettonici e l' anastilosi di numerosi blocchi, e poi negli anni ' 50 per molti elementi della fronte, non senza una serie di fraintendimenti ed errori. Gli scavi di Guidi, forse interrotti nella loro sistematicità - che prevedeva criteri certo ben diversi dagli odierni - dalla sua prematura morte, lasciavano dunque un enorme campo di rovine, non facilmente interpretabili. E gli scavi di Ciotti, di cui purtroppo non è stato possibile, malgrado lunghe ricerche, ritrovare, se non in minima parte, la documentazione originaria - anche se l' acribia degli Autori ha permesso di rintracciare e posizionare almeno le aree dove i saggi erano stati effettuati - non avevano di fatto portato molte novità rispetto agli scavi degli anni '30. In effetti la difficoltà di leggere il monumento nella sua realtà architettonica aveva fatto sì che la Curia di Leptis - pur sorgendo in una città così importante e pur essendo così significativa sul piano politico e sociale nel nuovo ordinamento che interessò Leptis in età flavia, con la trasformazione dell' antico emporio di origine fenicia in municipio di diritto latino - fosse di fatto poco trattata nel fondamentale volume dedicato nel 1991 a questa tipologia di edifici da J.-Ch. Balty, il quale, seguendo l' opinione a suo tempo espressa da R. Bartoccini, riteneva ancora che la Curia leptitana fosse stata adattata in una fase tarda all' interno di un precedente edificio templare. Alla storia degli studi e delle ricerche, segue poi un inquadramento topografico del monumento, che mantiene il rapporto funzionale di contiguità con la piazza del Foro Vecchio, anche se non vi si affaccia, e che risulta legato alla c.d. basilica vetus dalla quale lo separa solo una strada. L' orientamento della Curia, che si discosta da quello del Foro, riflette - come era già stato ipotizzato dalle ricerche precedenti e come in modo inequivocabile ora confermano le osservazioni degli Autori sugli allineamenti delle strutture murarie - la disposizione dei quartieri più antichi e vicini all' area portuale, testimoniata dai resti di età punica poco più a Nord. Esso è inoltre assimilabile all' orientamento del tratto centrale della via trionfale compreso tra Calcidico e ingresso alla piazza del foro, con significative conseguenze in relazione allo sviluppo urbanistico che interessa la città, e in particolare, il Foro Vecchio, e l' intera griglia urbana della Regio V nel corso del I sec. d.C. [...].
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Inventario UBL 2020
Collocazione CONS Ba Leptis Magna 1277

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Inventario UBL 3680
Collocazione CONS BA Leptis magna 1277 bis