La corruzione si manifesta in modi sempre più insidiosi e il legislatore continua a mettere in campo rimedi per contrastare questo fenomeno assai complesso. Nel 2012 la legge n. 190, per la prima volta, ha affrontato il tema della corruzione anche attraverso strumenti preventivi, diretti ad influire sulla stessa organizzazione della pubblica amministrazione.
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Tuttavia, è sul piano repressivo penale che il legislatore punta a contrastare l'illegalità amministrativa, un piano che oggi è occupato da un numero eccessivo di reati, che determina non poche difficoltà applicative. La legge n. 3 del 2019, nota come "spazzacorrotti", da un lato, sembra aver compreso l'importanza di non considerare la corruzione come un fenomeno a cui rispondere solo con misure repressive, come dimostra l'introduzione dei nuovi istituti, dall'altro, però, sposta pericolosamente il baricentro in direzione della legislazione in materia di criminalità organizzata, confermando la preferenza per un approccio repressivo e di estremo rigore, che tuttavia non coglie la differenza tra i diversi fenomeni criminali. In aperta controtendenza si pone invece la recente e inaspettata riforma dell'abuso di ufficio (art. 23 del d.l. n. 76 del 2020, convertito dalla I. n. 120 del 2020), che riduce fortemente il campo applicativo del reato, realizzando un arretramento nel contrasto alla illegalità amministrativa. Il volume passa in rassegna queste due ultime riforme e sottopone ad una attenta analisi critica i nuovi istituti e le modifiche introdotte, tra cui, ad esempio, gli interventi su alcuni dei reati contro la pubblica amministrazione, le rilevanti novità sul regime delle pene accessorie, il nuovo fronte degli strumenti premiali e investigativi, la disciplina delle intercettazioni, senza trascurare di soffermarsi sulla riforma della prescrizione e sul tema, delicatissimo, del finanziamento dei partiti in Italia. Conclude l'analisi il capitolo sulla recente e discussa riforma dell'abuso di ufficio.
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