Che cos'hanno in comune le filastrocche infantili e la pubblicità? Che cos'è un incantesimo e come si tramandano le credenze popolari sulla magia? In questo libro scopriremo le radici del fascino eterno degli "incantamenta" che nessun progresso scientifico riesce a scalfire.
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Un alto funzionario della Gallia tardo-imperiale, monaci amanuensi, giovani chierici della cattedrale di Verona, medici anglonormanni, guaritrici catalane, un orafo fiorentino, un curato della campagna padovana: sono alcuni dei protagonisti di questo libro. Gli scritti di cui l'autore ci parla invece si riferiscono a iscrizioni su ardesia sepolta nei campi di Asturia, formule scribacchiate sui margini di manoscritti patristici, un pezzo di pergamena che la partoriente deve recare indosso, verbali di processi. Si tratta di incantesimi o scongiuri, di solito dotati di una elementare struttura poetica, volti a produrre un bene o più spesso ad allontanare un male: una malattia, ma anche il morso del serpente, il lupo, la tempesta. L'introduzione del libro tratta il problema della forma scongiuro, ne studia l'evoluzione nell'arco di un millennio (V-XV sec.), si occupa delle varietà e dei registri di lingua impiegati, delle caratteristiche metriche e stilistiche dei testi, della loro trasmissione scritta, orale o mista. Seguono circa cinquanta testi (latini, italiani, francesi, occitani, catalani) in ordine cronologico, con note filologiche e linguistiche, traduzione e commento. Chiudono il volume Indici di manoscritti, varietà linguistiche, tipi funzionali, voci notevoli.
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VAN07@Biblioteca del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali