Il nuovo commentario - il n. 27 nella Collana B.I. fornisce una fotografia dello stato dell'arte per quanto riguarda la giurisprudenza e la dottrina sui 59 artt. della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo e dei relativi Protocolli addizionali.
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L'importanza della Convenzione per tutti i cittadini europei - e per gli avvocati italiani - è cresciuta via via con l'obbligo imposto a tutti gli Stati membri di rispettare i diritti dell'uomo, sancito prima nella Convenzione del 1955, ma poi anche dalla Carta di Nizza e dalle pronunce della Corte Costituzionale (le famose nn. 348 e 349 del 2007 e più di recente la n. 80 del 2011), che hanno affermato il vincolo dell'Italia alla giurisprudenza di Strasburgo che la riguarda direttamente, ma anche dalla restante giurisprudenza, cioè nei confronti di Stati diversi, che abbia comunque creato una sorta di "precedente". Insomma la Corte Costituzionale e tutti i giudici italiani fanno ormai un uso sempre più largo della Convenzione e della relativa giurisprudenza "europea" nelle loro argomentazioni. Nel titolo I (diritto sostanziale) vengono esaminati i diritti: per es. diritto alla vita, diritto alla libertà e alla sicurezza, diritto ad un processo equo, libertà di pensiero, di coscienza e di religione ecc.; nel titolo II (diritto pubblico-processuale) vengono analizzati gli organi, le procedure, i ricorsi interstatali e individuali, la forza vincolante e l'esecuzione delle sentenze, l'applicazione territoriale ecc.
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