Emilio Betti (1890-1968) concepisce l'ermeneutica soprattutto come una metodologia dell'interpretazione: «la nostra meta è una teoria generale ermeneutica che, pur animata dalla fiducia nello spirito, vuoi restare sul terreno fenomenologico della scienza, senza ascriversi a nessun particolare sistema filosofico» (dal celebre Teoria generale dell'interpretazione).
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L'intento del presente studio è l'approfondimento di uno dei momenti prineipali di quella che è stata definita "ermeneutica veritativa", della quale E. Betti è uno dei principali rappresentanti, e la valorizzazione di questa filosofia ermeneutica per la teologia, nella consapevolezza che la questione ermeneutica oggi è centrale e decisiva non solo per la ricostituzione di una filosofia veritativa ma anche per una teologia che voglia ripristinare il suo rapporto con la filosofia, perché molte delle questioni teologiche oggi sono di carattere esplicitamente filosofico, sia nel campo dell'esegesi biblica che in quello della teologia dogmatica, e soprattutto nel campo della teologia fondamentale, la quale deve avere un rapporto sempre più diretto con le culture storiche dell'uomo.
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