II libro indaga in profondità e in una larga ottica comparativa l'arte poliedrica di August Strindberg (1849-1912), un maestro del teatro moderno e in assoluto del modernismo. La vastissima produzione letteraria del grande autore svede-se richiama in continuazione il problema della scena e dell'attore.
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Partendo da questo presupposto, specifico della sua drammaturgia, Strindberg viene posto in stretta relazione, tra gii altri, con Euripide, Swedenborg, Schopenhauer, Zola, Ibsen, Nietzsche, Craig e Fuchs. Ne emerge il ritratto inedito, ricco d'implicazioni culturali inusitate, di un intellettuale sommamente inquieto e mai distante dall'utopia audace di un teatro di ricerca.
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VAN07@Biblioteca del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali