Nel Seicento il fenomeno dell'opera in musica irrompe nel panorama teatrale italiano costituendo ben presto un genere drammatico specifico.
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Se il suo principale veicolo di comunicazione h rappresentato dal linguaggio musicale, esso non h perr l'unico: poggia su convenzioni drammaturgiche proprie del teatro parlato coevo, e si avvale degli istituti letterari fondamentali vigenti in ambiente italiano.
Sono proprio queste basi del teatro d'opera che il presente lavoro si propone d'indagare, ponendosi dal punto di vista dei letterati che - per diletto o professione - si applicarono a produrre testi per tale novit`, e del pubblico che verosimilmente li 'lesse' anzitutto come manifestazioni di un nuovo tipo di letteratura teatrale e di spettacolo.
In una prospettiva storico-geografica, vengono percir individuate le convenzioni - di fondo o di moda - che i libretti d'opera implicitamente contengono (e che talora consapevolmente esibiscono), tendendo anche a ricostruire le linee di poetica e di gusto che stanno alle loro spalle: in altri termini, tutto quanto precede la musica e il lavoro del compositore (con cui comunque intreccia proficui e reciproci scambi dialettici), per rendere gli spettatori e gli studiosi moderni piy consapevoli della dimensione teatrale di questo repertorio.
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