È una singolare testimonianza quella che è offerta dalla classe dei vasi dipinti a figure nere di produzione campana. Fiorita entro un arco temporale tra gli ultimi decenni del VI e la prima metà del V sec. a.C.
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- in cui Capua manifesta la propria prosperità sia in sofisticati prodotti di consumo élitario che in manufatti artigianali di notevole pregio e successo, essa si affianca alla restante produzione ceramica indigena attenendosi a un tono svelto e dimesso, a una qualità di rado superiore a una onesta e vivace mediocrità. E tuttavia questi vasi appaiono, nell'insieme, come portatori inequivocabili dei segni dell'autonoma e variegata fisionomia culturale della capitale dell'etruscità campana, non integralmente allineata (neanche nell'assetto commerciale) alle strategie dell'Etruria tirrenica al tempo di Porsenna chiusino e volsiniese e di Aristodemo cumano. Il lavoro di Lidia Falcone e Virginia Ibelli non si limita a offrire un corpus ampliato e aggiornato della classe, ma la restituisce, per così dire "ristrutturata" e dotata di più forte capacità testimoniale, al vivo di una riflessione attualissima sui rapporti interni alla etruscità campana e tra questa e le diverse anime dell'Etruria propria, la tirrenica e l'interna.
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