Il 7 ottobre 1989, in occasione del quarantesimo anniversario della Repubblica democratica tedesca, Michail Gorbaciov pronuncia a Berlino un discorso apparentemente celebrativo, che racchiude, in realtà, una critica implicita al regime comunista tedesco. La città è ancora divisa dal Muro che separa il settore sovietico e la Germania dell'Est dall'Occidente europeo.
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A un mese dal discorso del capo di Stato sovietico, il 9 novembre 1989, il Muro viene abbattuto e le sue macerie diventano il simbolo della fine del comunismo. Enzo Bettiza, profondo conoscitore dell'universo comunista, già presidente delle delegazioni del Parlamento europeo per i rapporti con la Jugoslavia, la Cina e l'Urss, ripercorre da testimone e da protagonista gli avvenimenti che hanno segnato "gli ultimi due decenni del Novecento predestinati a coincidere con le strozzature finali e in certi casi tragiche del comunismo reale". Lo scrittore rivisita dall'interno l'inarrestabile effetto domino, che sconvolge la carta geopolitica dell'Europa centrorientale, spingendo il racconto fino alla Russia di Eltsin e alla Cina di Deng. Mette sotto la lente i Paesi satelliti dove cadono, uno dopo l'altro, i regimi coloniali instaurati dal Cremlino dopo il secondo conflitto mondiale. Si sofferma con sguardo freddo e minuzioso sulla vampiresca Romania dei Ceausescu, condannati da un tribunale improvvisato e giustiziati da uno squadrone militare.
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