La vicenda della privatizzazione delle imprese pubbliche in Italia, specialmente la sua accelerazione a partire dai primi anni Novanta del secolo scorso, è ancora di grande attualità ed è entrata spesso nella polemica politica e perfino negli argomenti delle campagne elettorali, data la sua indubbia rilevanza per i policy makers anche per le conseguenze sull'assetto della finanza pubblica e privata. Poiché si tratta appunto di un tema che mette in gioco questioni ben più ampie, come quella dei rapporti tra Stato e mercato, appare giustificata la scelta di un approccio interdisciplinare, tra politica, economia e diritto; allo stesso tempo però le domande cui intenderebbe rispondere questo volume sono prevalentemente di tipo giuridico. Esiste una correlazione tra la "decisione politica" di privatizzare le imprese e l'accoglimento di una determinata nozione di "Costituzione economica"? Gli strumenti legislativi e amministrativi di attuazione della suddetta decisione sono conformi al contenuto delle Costituzioni italiana e comunitaria come sono interpretabili oggi? I poteri che lo Stato si è ancora riservato dopo le varie fasi della privatizzazione delle società pubbliche, soprattutto attraverso l'istituto della c.d. "golden share", sono compatibili con il diritto comunitario, o comunque giustificabili secondo la logica del mercato? Qual è la vera natura giuridica di quei poteri? È ipotizzabile un "diritto amministrativo dell'economia" conforme alla disciplina costituzionale?
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VAN00@Biblioteca del Dipartimento di Giurisprudenza