Il catalogo elettronico rappresenta, a trent'anni dalle prime sperimentazioni, la norma anche nelle biblioteche italiane, avendo sostituito gli schedari cartacei al termine di un processo diventato via via più rapido.
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Un confronto tra le caratteristiche delle applicazioni informatiche dei primordi e quelle dei sistemi più evoluti, che si avvalgono delle accresciute capacità degli elaboratori e dei mezzi di telecomunicazione, mostra che la concezione del catalogo come dispositivo di reperimento dei documenti posseduti dalla singola biblioteca appare oramai superata. Lo strumento elettronico permette, infatti, di avere accesso ad un numero praticamente illimitato di risorse informative, sia di tipo bibliografico, sia di altro genere, il cui ritmo di accrescimento richiede l'allestimento di strumenti di mediazione adeguati e l'attivazione di nuove procedure. Perciò la realizzazione del catalogo elettronico dovrebbe essere avvertita dalle biblioteche come un cambiamento ben più radicale della semplice adozione di un diverso strumento di lavoro. In tale prospettiva occorre verificare se criteri descrittivi e standard bibliografici definiti per l'allestimento di strumenti di ricerca tradizionali e per il trattamento catalografico di documenti di natura analogica siano i più idonei a valorizzare le proprietà delle risorse digitali.
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VAN07@Biblioteca del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali