Nel quarto decennio del Cinquecento, anche il vecchio palazzo dell'Abate Carafa presso la Porta di Chiaia subì sostanziali trasformazioni. Ne fu promotore Luigi Carafa che per ristrutturare la sua dimora chiamò F. Manlio, l'architetto del vicerè che stava legando il suo nome al disegno della città.
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Più tardi, il palazzo fu acquistato da Antonio Giudice di Cellamare che iniziò importanti lavori di restauro affidati a G. B. Manni prima e, successivamente, a G. B. Nauclerio e a F. Fuga. Un'appendice documentaria consente di ripercorrere le varie fasi dei lavori dal 1540 al 1730.
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