Secondo l'autore, è poco fondato il luogo comune che, sulla scia delle teorie di Hobbes, vede lo Stato come un "riduttore di rischi", capace di porre fine alla guerra di tutti contro tutti.
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Anzi, laddove lo Stato realizza pienamente se stesso, secondo la propria logica, diventa il pericolo maggiore per la sicurezza e la conservazione della vita, come hanno inequivocabilmente dimostrato i totalitarismi del Novecento. Attraverso una minuziosa ricostruzione storica, l'autore dimostra che l'entità dei democidi premeditati dai governi è di gran lunga superiore al numero dei caduti nelle guerre fra Stati.
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