Se, oggi, dopo le riflessioni aperte da Robert Venturi nella metà degli anni Cinquanta, in campo internazionale ancora si discute sulle sorti della metropoli contemporanea, sulle realtà territoriali sempre più caratterizzate dal continuo urbanizzato delle "città diffuse", sull'estendersi di "paesaggi ibridi", sui "nonluoghi" dell'architettura, la Danimarca si pone a esempio significativo di come sia possibile coniugare tradizione e innovazione, funzionalismo e fattore artistico, regionalismo e internazionalizzazione, nella continuità di una ricerca linguistica e formale, che affonda le sue radici nei primi decenni del Novecento.