La ricerca affronta il tema dello jus variandi nel contratto di lavoro tra privati, inteso come il potere del datore di lavoro di mutare le mansioni cui il lavoratore è adibito e, quindi, di adeguare il contenuto della prestazione lavorativa alle mutevoli esigenze aziendali.
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Il carattere di eccezionalità di tale potere rispetto al diritto generale dei contratti ha comportato che il legislatore lo abbia sempre circondato di limiti, al fine di tutelare il lavoratore a fronte dell’unilateralità della modifica delle mansioni. La disciplina legale dello jus variandi, contenuta nell’art. 2103 cod. civ., ha subito profonde modifiche dalla sua entrata in vigore fino ad oggi. Da ultimo, nel 2015, il legislatore ha dato una nuova regolamentazione alla materia delle mansioni del lavoratore e, di riflesso, a quella dello jus variandi, riconoscendo un ruolo inedito alla contrattazione collettiva. La ricerca muove dall’inquadramento dello jus variandi nel diritto generale dei contratti, con particolare riguardo allo jus variandi di fonte negoziale, cui segue un’indagine sulla collocazione sistematica dell’istituto nel contratto di lavoro: in tale sede, viene elaborata una proposta di tassonomia fondata sulla distinzione tra jus variandi ordinario e jus variandi straordinario. Segue lo studio degli spazi di esercizio e dei limiti dello jus variandi datoriale, delle conseguenze dell’illegittimo esercizio di tale potere e delle tutele apprestate dall’ordinamento, per poi giungere all’analisi della disciplina dello jus variandi nella contrattazione collettiva. In ultimo, vengono sintetizzati i principali risultati delle riflessioni svolte, alla luce della domanda di ricerca sottesa all’intero lavoro: quale funzione e quale ruolo può svolgere oggi, nel vigore della nuova formulazione dell’art. 2103 cod. civ., la professionalità del prestatore di lavoro? Per rispondere a tale interrogativo, si è analizzato il nuovo modello normativo che ha affidato alla contrattazione collettiva la disciplina dello jus variandi, con lo sguardo proteso ad una più ampia riflessione sul significato attuale del ruolo del contratto collettivo in materia di organizzazione del lavoro.
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