Il volume dà conto della giornata di studio che si è tenuta a conclusione della mostra “Meraviglia senza tempo” allestita presso la Galleria Borghese (25 ottobre 2022-29 gennaio 2023) e ideata a partire dalla collezione del museo.
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In questo contesto, i materiali, la loro ricerca, la loro lavorazione, le interazioni tra i vari artigiani responsabili dei supporti pittorici e delle cornici sono stati oggetto di vari studi e di questi saggi. L’uso pittorico della pietra, così frequente nelle architetture romane dal tardo Cinquecento, è stato esaminato in relazione alla sfarzosa cappella Paolina di Santa Maria Maggiore, edificata per volontà di Paolo V. Inoltre, si è indagata l’origine della pittura su pietra che non può più essere datata intorno al 1530, come spesso si è sostenuto, ma a prima del Sacco di Roma del 1527, forse già nel 1522, quando Sebastiano del Piombo aveva previsto di dipingere la pala d’altare della cappella Chigi a Santa Maria del Popolo su conci di peperino. Se pochissimi pittori si specializzarono in questo genere artistico, molti lo praticarono in modo occasionale; la disponibilità locale di certe pietre e la specializzazione di alcuni artigiani nel lavorarle hanno significativamente condizionato le loro scelte. Negli anni venti in area veneta la passione per i supporti lapidei andò tramontando; nella Roma barberiniana invece la produzione di dipinti su pietra per una clientela raffinata passò nelle mani di gioiellieri che lavoravano lapislazzuli e ametiste, mentre l’alabastro fu destinato a un collezionismo minore. In questo infinito gioco offerto dalle pietre è difficile sottrarsi al loro fascino: per Roger Caillois sono segnali di una “bellezza primigenia, più vasta di quella intuibile dall’uomo”. Alchimia, magia, fede e scienza ci aiutano a penetrare nel loro mondo e a svelare i sottili intrecci tra natura e arte, tra sustrato e soggetto rappresentato.
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