Un'architettura a forma di cupola: così potrebbe definirsi la Cappella del Tesoro di San Gennaro nella cattedrale di Napoli.
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Ricordata, entro una vastissima messe di studi, essenzialmente per le opere di pittura condotte da Domenichino, prima, e da Giovanni Lanfranco, poi, la fabbrica è espressione, simultaneamente, dell'elevato livello cui giunge l'arte pittorica a Napoli nel corso della prima metà del Seicento e documento dell'avanzato grado di sperimentalismo presente in campo costruttivo nel coevo contesto partenopeo. L'architettura della Cappella esplicita pienamente il messaggio tridentino attraverso la sua cupola: ogni aspetto dell'invenzione di quest'ultima sottende un raffinato rapporto tra visibile e invisibile nonché tra percezione dall'interno e dall'esterno, e in ciò si condensano molti dei suoi significati. Con un sapiente artificio, la struttura si sdoppia fisicamente per emergere nello spazio urbano così come, ancora con un mirabile artificio, il vortice centripeto del Paradiso di Giovanni Lanfranco simula internamente una geometria sferica che influenzerà molte interpretazioni della fabbrica ma che, nella realtà, non sussiste. Un doppio artificio che, non ultimo, si dimostra essere luogo privilegiato per misurare l'avanzamento attraverso i
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VAN01@Biblioteca del Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale