La tutela del patrimonio culturale rispetto alle diverse forme di aggressione che ne minacciano l’integrità e la trasmissione alle generazioni future – per le quali rappresenta una fondamentale risorsa conoscitiva, educativa, sociale ed economica – è diventata, nei decenni più recenti, sempre più una questione (anche) penale, a livello sia internazionale sia interno.
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Dopo molti tentativi falliti, e una lunga e complessa gestazione, il legislatore italiano è pervenuto nel 2022 a una riforma dei delitti contro il patrimonio culturale che, con scelta fortemente simbolica, li ha collocati al cuore del sistema penale, in un nuovo, apposito titolo del codice. La monografia analizza il percorso che ha condotto a tale intervento legislativo e le sue ricadute sulla complessiva strutturazione della protezione di beni culturali e paesaggistici nell’ordinamento interno, attraverso un costante – e oggi imprescindibile – confronto con l’ordinamento internazionale ed europeo in materia e con il dato empirico relativo ai diversi fenomeni criminosi in danno del patrimonio culturale. Anche alla luce di tale analisi criminologica, oltre che di un serrato confronto con le peculiarità dell’oggetto della tutela, il volume si propone di verificare la ‘tenuta’ della riforma, nel suo impianto complessivo e nelle sue singole disposizioni, indagando le questioni sistematiche e interpretative che essa ha spalancato. Ineludibile, in proposito, è la considerazione di un contesto che vede la sempre maggiore integrazione tra tutela del patrimonio culturale in quanto tale e profili di regolamentazione e controllo, anche penale, del mercato dei beni culturali: il motore primo delle più forti spinte che mettono a repentaglio questa ‘eredità’ del genere umano.
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