L'urto che si profila all'orizzonte tra Stati Uniti e Cina si staglia sullo sfondo di un caos crescente, che il conflitto ucraino rende ancora più drammatico. A più di dieci anni dall'innesco della crisi mondiale la globalizzazione è entrata in una fase critica e con essa il rapporto asimmetrico Usa/Cina che ne è stato fin qui il perno. I nodi vengono al pettine.
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Da un lato, il capitalismo cinese in ascesa ha in teoria ampi margini di sviluppo - anche se non più nella forma eroica dell'"accumulazione socialista" isolata dal mercato mondiale - ma la coesistenza non conflittuale con l'Occidente imperialista si sta rivelando una strada sempre meno praticabile. Sul fronte opposto, l'egemone mondiale nello svolgere una funzione ordinativa a tutt'oggi indispensabile a scala internazionale - suggellata dal dollaro moneta mondiale - opera un prelievo sempre più oneroso e destabilizzante per il capitalismo nel suo insieme. Nessuno dei due contendenti può rinunciare alla partita. La contraddizione specifica di fase è tra la necessità, speculare e opposta per Cina e Stati Uniti, di conservare la globalizzazione e la spinta a mettere in atto strategie che finiranno per minarla.
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VAN00@Biblioteca del Dipartimento di Giurisprudenza