Considerate da Edward Moore proprio "il tipo di commento che Dante stesso avrebbe scritto sulla Commedia", le "Expositiones" del Carmelitano Guido da Pisa sull'"Inferno" costituiscono uno dei prodotti più singolari e affascinanti dell'esegesi trecentesca.
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Composte a partire da una data sufficientemente alta da influenzare già "le Chiose Palatine" e l'"Ottimo Commento", e rielaborate fino al 1335-40, esse si caratterizzano, in primo luogo, per la spiccata personalità del loro autore, religioso e poeta egli stesso, e per l'originalità di alcune sue proposte ermeneutiche. Altro aspetto distintivo dell'esegesi guidiana è poi l'imponente sforzo di identificazione della fitta trama di fonti classiche che Dante mette a frutto nel suo poema. È così che, per la prima volta, estese citazioni da Virgilio, Ovidio, Lucano, Stazio - e si aggiungano pure, in misura minore, Boezio e Seneca - entrano stabilmente a far parte del corredo esegetico della "Commedia". Appendice a cura di Paola Locatin