Il libro di Giulio Angioni pone particolare enfasi sulla necessità di considerare il lavoro come un "fatto sociale completo" e quindi come un "punto di vista strategico per l'analisi della cultura".
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La necessità di esaminare gli obiettivi a priori implicati nella categoria dell'opera fa sì che l'autore si spinga oltre le modalità descrittive normalmente riscontrabili nell'antropologia del lavoro per approfondire i maggiori collegamenti con la teorizzazione marxista. Poiché l'attenzione è concentrata sui primi scritti di Marx, e quindi sul Marx più intimamente hegeliano, la prospettiva proposta è quella che giustifica la tesi di una possibile simbiosi tra la visione marxista originaria dei fatti culturali e la visione storicistica rappresentata in Italia da Ernesto De Martino.