Oggi che i problemi del Sud d'Italia sono temi dì successo su cui puntano media ed editoria, viene da chiedersi: che ne è stato del riscatto sociale e culturale del Mezzogiorno che una quindicina d'anni fa pareva imminente? Uccidiamo la luna a Marechiaro si presenta in queste pagine come l'ideale grido di battaglia «futurista» dei giovani scrittori - Saviano, De Silva, Parrella, Cilento, Cappelli, Pascale - che, a partire dagli anni novanta, hanno deciso di raccontare un Sud svincolato dagli stereotipi del paradiso turistico o dell'inferno senza redenzione, svincolato dalla pizza, dal mandolino e dal vittimismo. Un Sud diverso, aggiornato al presente: iì Sud della nuova criminalità e della nuova borghesia, degli extraco-munitari integrati e dei lavoratori precari. A metà tra il saggio e il reportage, la ricostruzione e il pamphlet, il libro di Car-mosino esamina il fenomeno della rinascita della narrativa meridionale tanto auspicata negli anni novanta, e nel frattempo raccoglie dichiarazioni inedite, ragiona su contestazioni e polemiche (quella, ad esempio, tra Saviano e Pascale) e finisce per toccare questioni che oltrepassano Ì confini del Sud - il genere reportage contro il genere romanzo? Sempre nel tentativo di ricostruire, al di là delle più immediate letture, un fenomeno tuttora fonte di dibattiti e capire il ruolo che può avere la letteratura nella comprensione e nella rappresentazione del Sud di oggi.
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VAN07@Biblioteca del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali