La pubblica amministrazione può essere assoggettata al pari di un debitore privato alla esecuzione forzata. Tuttavia la titolarità e l'esercizio di funzioni pubblicistiche e dei connessi poteri autoritativi possono costituire elementi di distinzione nell'individuazione della disciplina applicabile.
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Vengono in rilievo non solo le norme sulla contabilità di Stato che possono determinare una deroga ai principi stabiliti dal codice civile per i soggetti privati ma anche quelle che nell'individuare i beni che fanno parte del patrimonio della pubblica amministrazione dispongono limiti alla disponibilità dei beni stessi e quindi alla responsabilità patrimoniale. Le non poche difficoltà nel portare ad esecuzione la pretesa secondo le norme contenute nel libro III del codice di procedura civile peraltro spiegano la ragione per la quale l'ordinamento predisponga anche un'altra tecnica di attuazione del 'dictum' contenuto nel titolo esecutivo da parte del creditore di una somma di danaro nei confronti della pubblica amministrazione vale a dire il giudizio amministrativo di ottemperanza al giudicato. L'opera ambisce a fornire un quadro aggiornato ed esaustivo delle fonti che regolano i modi e le forme dell'esecuzione forzata nei confronti delle pubbliche amministrazioni ed è suddivisa in due parti. Nella prima sono collocati i contributi dedicati all'analisi dei principii generali che si desumono dalla frastagliata e disomogenea disciplina positiva. Nella seconda quelli in cui sono studiate le regole speciali che contraddistinguono le tecniche di aggressione del patrimonio pubblico da parte dei creditori.
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