La forma di governo semipresidenziale, teorizzata dal 1970, è stata applicata in vari Paesi democratici europei, nei quali la componente parlamentare, basata sul rapporto di fiducia tra Parlamento e Governo, ha avuto la prevalenza su quella presidenziale, fondata sull'elezione popolare del Capo dello Stato.
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Fanno eccezione in Europa occidentale la Quinta Repubblica francese e in Europa centro-orientale la Romania, dove si è prodotto un grave conflitto politico tra Presidente e Primo ministro, e la Russia, dove si è avuta una abnorme concentrazione di poteri nelle mani del Presidente. In Francia il semipresidenzialismo ha avuto di regola un funzionamento "ultrapresidenziale", garantendo il predominio di un Presidente politicamente irresponsabile sul Governo e sul Parlamento. Fanno eccezione le fasi di cohabitation, nelle quali il Presidente convive con un Governo e una maggioranza parlamentare di opposto orientamento politico, ipotesi divenuta più improbabile dopo le riforme costituzionali approvate negli anni 2000. Il semipresidenzialismo è stato periodicamente evocato in Italia nel dibattito politico e scientifico o come alternativa alla intera Costituzione repubblicana e al sistema dei partiti o, dagli anni Ottanta del secolo scorso, come superamento della forma di governo parlamentare nel quadro di una "grande riforma" costituzionale.
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