La chirurgia robotica, determinando il radicale abbandono della tradizionale “cultura di sala”, ha infatti rivoluzionato i ruoli, le abilità, le interazioni e il rapporto fisico tra i professionisti in campo.
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Le nuove forme di cooperazione originate dalla “nuova chirurgia” hanno inciso significativamente sul carico di lavoro, sui modelli comunicativi ed in particolare sull’organizzazione spaziale e funzionale dell’ambiente chirurgico. In particolare, l’introduzione del robot da Vinci® in sala operatoria ha portato enormi cambiamenti , modificando la classica disposizione dei membri del team in sala, separando gli operatori nello spazio e delocalizzando il chirurgo dal campo operatorio. La distanza fisica tra gli operatori ha dunque generato nuove esigenze operative che influenzano il flusso di lavoro chirurgico rendendo le interazioni tra professionisti ancora più problematiche e difficoltose, se non supportati da un layout adeguato. Per queste ragioni, risulta indispensabile determinare procedimenti e metodi progettuali finalizzati al raggiungimento di nuovi livelli qualità dell’ambiente operatorio, Questo ha richiesto una profonda conoscenza del flusso di lavoro, dell’andamento delle procedure, dell’impatto del robot sulle attività eseguite in sala e i movimenti richiesti per allestire, movimentare e riposizionare il robot tra un’operazione e l’altra. La conoscenza di tutti questi fattori ha consentito di definire un nuovo quadro esigenziale e di definire le azioni necessarie a minimizzare gli spostamenti degli operatori, migliorare il flusso chirurgico e la visibilità del lavoro da parte degli operati, minimizzare le distrazioni tra i membri del team, coordinare in modo efficiente e in sicurezza le attrezzature/interfaccia utenti e le work station cliniche, e quindi aumentare l’efficienza e la qualità delle procedure e ottimizzare gli spazi della sala operatoria robotizzata.