La riforma varata nel gennaio 2003 è la più vasta ed organica che il codice civile abbia ricevuto nei sessant'anni dalla sua entrata in vigore. Il diritto regolatore delle società di capitali e cooperative ne è risultato profondamente trasformato, rinnovato dalle fondamenta.
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Chi si attendeva, come i più si attendevano, una semplice razionalizzazione del diritto vigente è rimasto sorpreso; e le tante critiche che, nel corso dei suoi lavori, sono pervenute alla commissione, man mano che frammenti della riforma trapelavano all'esterno, denotavano quale frattura la riforma stava apportando sui radicati schemi mentali, sullo stesso senso comune degli operatori del diritto societario.
E' così accaduto, con una sorta di ritorno all'antico dogmatismo, che i concetti costruiti sul diritto anteriore o, ancor più, ereditati da antica tradizione siano stati elevati a metro di valutazione della riforma, giudicata errata là dove appariva discostarsi da quei concetti. La verità è che il diritto non conosce dogmi: i concetti giuridici si costruiscono a partire dalle norme (non le norme a partire dai concetti), nella consapevolezza del disegno di politica legislativa dal quale traggono origine.
Il libro è, sotto questo aspetto, frutto di una singolare esperienza dell'autore, che è stato componente della commissione di riforma: quella del contemporaneo svolgimento, in una medesima unità di tempo, del lavoro di innovazione legislativa e dell'opera di elaborazione concettuale e sistematica ad essa relativa, non senza interazione o reciproca interferenza fra i due momenti.
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VAN00@Biblioteca del Dipartimento di Giurisprudenza