Il fenomeno sportivo è in continua evoluzione, a maggior ragione alla luce delle recenti riforme che coinvolgono i suoi profili sostanziali e processuali. Il presente lavoro ha lo scopo di rispondere a un quesito complesso riguardo alla meritevolezza della clausola compromissoria sportiva, che vincola l'atleta a ricorrere all'arbitrato in caso di controversie sorte con gli enti del settore.
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Ai fini di una risposta risolutiva al tema, si parte da un inquadramento generale della qualificazione dei rapporti tra fenomeno sportivo (a livello nazionale e internazionale) e ordinamento giuridico statale, per poi affrontare le diverse conseguenze sulla meritevolezza della clausola compromissoria, in base ai parametri utilizzati, a seconda delle diverse teorie applicate. Si cerca, però, di prescindere dagli orientamenti tradizionali, proponendo una differente chiave di lettura ed è qui che si fonda la ragione di una comparazione costante tra il sistema giuridico italiano e tedesco, non solamente su un piano teorico, ma anche su un piano empirico. Il riferimento è al caso Pechstein, la cui analisi porta a ipotizzare lo stesso processo davanti a un giudice italiano. Il successivo confronto tra le due decisioni, una reale (quella tedesca) e l'altra supposta (quella italiana) suggerisce una possibile soluzione unitaria nei due ordinamenti giuridici, accomunati da un valore assoluto: la persona e la realizzazione della sua personalità in tutte le formazioni sociali, tra le quali rientra e si declina nella sua specificità il settore sportivo ex art. 165, parag. 2, TFUE, caratteristica quest'ultima che giustifica un'autonomia privata piú ampia nello sport e, di conseguenza, l'impiego dell'ulteriore parametro di proporzionalità, in aggiunta a quelli propri del codice civile di riferimento, per il controllo di meritevolezza sulla clausola compromissoria sportiva.
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