Le prime attestazioni di "tiranno" nella Grecia arcaica mostrano che il significato originale del termine è "signore assoluto". Egli può piegarsi alla massima ammirazione come alla massima esecrazione. Il bifrontismo della parola si riflette nella carriera dei personaggi storici ai quali l'appellativo subito aderisce.
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Le vite dei tiranni si snodano attraverso passaggi ricorrenti che ricalcano la biografia dell'eroe del mito: predestinazione e infanzia marginale; prova di accesso al potere; abnormità erotica; attività di predazione e di fondazione; tragedia familiare del potere e morte eccezionale. Al curriculum dell'eroe il tiranno associa il tratto morfologico che connota i protagonisti del mito: la predisposizione all'eccesso e alla dismisura nella violenza e nell'intelligenza, nell'amore e nell'odio, nel bene come nel male. Il tiranno parla la lingua del mito. Tra apoteosi e maledizione, sacralizzazione del potere e sacrilegio istituzionalizzato, vecchio e nuovo ordine, la figura del tiranno si colloca alla confluenza tra fatti storici e propaganda, schemi di civiltà e archetipi del potere.
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