La "solitudine" o "ultimità" della persona, in Giovanni Duns Scoto, non è la bandiera dell'isolamento e della spersonalizzazione del soggetto umano, bensì il riconoscimento fontale della sua originalità, aseità e perseità. Tutto questo ne fa davvero un unicum e, per ciò stesso, una realtà che merita rispetto di per sé, per il suo valore ontologico e la sua dignità.
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Pensata anche, sulla scia del Dottor Sottile, come una soggettività umana aperta a un appello del divino, la ultima solitudo diviene utile ai fini dell'elaborazione di un pensiero politico che intenda fondare una nozione di persona umana come massimamente autonoma, sui iuris ma, insieme, come del tutto in relazione, ovvero strutturalmente correlata ad-altri e ad-Altro.
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