Il libro nasce per osservare il museo come sistema di relazioni e processi piuttosto che come insieme di "cose" od "oggetti", come organizzazione "immersa" nella complessità oltre le prassi "salvaguardiste" e "promozionali" toutcourt.
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In questo senso è spesso utilizzata la parola management, come del resto accade oggi trattando della gestione delle risorse; in realtà l'accezione del verbo to manage deve essere colta anche per quanto attiene la gestione della conoscenza. Il testo, dopo una prima parte sui modelli di rendicontazione, formula una proposta nella "terra di mezzo", denominata modello del valore, presentata come insieme dei criteri tecnico-scientifici e standard per il funzionamento dei musei, gli indicatori del VAC (valore aggiunto culturale) e gli intangibili. I musei ancora oggi, nell'eterogeneo e mutevole mondo della cultura, continuano a rappresentare un punto di riferimento e di stabilità per certi versi "sacrale": eppure queste imprese longeve sono ancora prigioniere di un dilemma: troppo percepiti come economia terziaria, devono tornare a ricoprire il ruolo di economia primaria. Cultura non deriva forse da coltura? E riprendersi la stewardship, la capacità di guida per chi vede lontano.