La complessità e la conflittualità di una società globalizzata rendono urgenti nuovi paradigmi esplicativi della realtà e nuove pratiche di convivenza e di relazione che coniughino, senza sottomettere le une agli altri, specificità culturali e valori universali.
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In questo scenario si è progressivamente affermato il concetto di mediazione come prassi discorsiva capace di disinnescare innumerevoli situazioni conflittuali. La moltiplicazione delle interazioni (nei rapporti internazionali, nelle transazioni commerciali, nelle contese locali ecc.) rende necessarie forme diversificate di mediazione, per favorire una comunicazione meno distorta da pregiudizi e incomprensioni reciproche. La mediazione culturale interviene appunto nei conflitti, simbolici o concreti, che si verificano quotidianamente nell'impatto fra soggetti migranti e strutture organizzative dei paesi di accoglienza; la sua capacità di entrare direttamente nei problemi reali riesce a mettere in luce le profonde contraddizioni legate ai fenomeni migratori, alle variabili polisemiche e alle opzioni di integrazione o di rifiuto che li caratterizzano. Il volume analizza la nuova e fondamentale figura professionale del mediatore culturale, mettendone in luce i paradigmi concettuali di fondo, le potenzialità operative, le competenze professionali e i campi di intervento, i vissuti soggettivi, le esperienze differenziate e le autorappresentazioni caratteristiche. Ovvero, come per ogni altra professione o ruolo sociale, il sapere, il saper fare e il saper essere.