Le analisi sono intese fondamentalmente a mettere in luce la stratificazione della lingua manzoniana.
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Ma l'attenzione di Raimondi va soprattutto alla lingua dei vari personaggi: ognuno di essi è in primo luogo una maschera linguistica, viene giudicato dalla lingua che parla: la dialettalità gestuale di don Abbondio, l'idioma paludato di Azzeccagarbugli, l'arguzia popolana all'osteria. Nella lettura di Raimondi, il romanzo si costruisce come un intreccio di voci che la penna ironica dell'autore mima in parodie e pastiches. Per questa via Raimondi si rifà agli studi di Ortega y Gasset e di Bachtin e fa entrare i Promessi Sposi nella linea del romanzo polifonico europeo.
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