Tra le diverse tendenze che sottesero all'alba degli anni venti quel complesso fenomeno di elaborazione di uno stile moderno, che trovò l'esito più eclatante nell'ambito delle Biennali di Monza, dominano inflessioni decorative e nuove sintesi.
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Momento caratterizzante della stagione déco resta quella tendenza orientaleggiante, e più genericamente esotica, che da Bisanzio a Murano, dall'Africa a Tahiti, converge verso dettati geometrici pervasi di cromatismi squillanti ed elementari. Sul tragitto da Venezia a Bisanzio ci si imbatte nel rarefatto e lussureggiante universo esotico di uno dei maggiori interpreti del gusto bizantineggiante in Italia, Vittorio Zecchin, le cui enigmatiche creature femminili riecheggiano analoghi motivi decorativi, intarsiati finemente sulle seriche superfici di arazzi e ricami. Intorno alla ricerca di una semplificazione geometrica si radunano gli sforzi futuristi, in alcuni casi con esiti non programmatici, ma semplicemente come riflessione sulle possibilità espressive scaturite dai nuovi ritmi dinamici, da Balla a Prampolini, da Fillia a Depero. La severità del déco conduce alle più calibrate e austere zone linguistiche di un Novecento sensibile alla tradizione classica dove Felice Casorati adombra soluzioni metafisiche, Mario sironi prospetta esiti monumentali e Massimo Campigli occhieggia a sintesi primordiali.
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