L'idea del Mondo Nuovo è ormai parte del nostro immaginario ed è una metafora frequentemente usata per individuare i rapporti tra Europa e Americhe. Esso è anche un motivo dominante a partire dal quale si è disegnata una gran parte della mappa della letteratura colonialista e pluriamericana, così come oggi è una costante nella letteratura della migrazione e della decolonizzazione.
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Muovendo da questi presupposti, e attraversando a ritroso le vicende che hanno portato alla invenzione del nome dell'America, avventurandosi perciò tra le ambiguità della storia e del tragitto delle idee (nonché dei prodotti dell'immaginario letterario), si raggiunge un testo che naviga nella sorgente della storia moderna: il Mundus Novus (1504) di Amerigo Vespucci. Attraverso una moderna traduzione e una inedita lettura del testo, Spila prospetta un nuovo itinerario di ricerca e di discussione, perché il mito del Nuovo Mondo coinvolge il nostro immaginario, e il nome America ci riporta all'origine stessa della modernità. Come italiani e come europei dobbiamo imparare a rivedere la storia planetaria, invasiva e coloniale, dell'Europa che inaugura la storia moderna in quanto tale. Per questo, Mundus Novus andrebbe conosciuto da ogni cittadino europeo, fin dalla scuola, insieme a Machiavelli e Montaigne, a Colombo e Copernico. Infine, gli studi postcoloniali, che oggi interessano sempre di più la nostra cultura, se sono concepiti in Europa, trovano proprio qui una delle mosse originarie della loro ragione.
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VAN07@Biblioteca del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali