In quest'opera Kant si propone di fornire una vera e propria "critica del gusto", cioè un esame della nostra capacità di giudizio estetico.
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Secondo il filosofo tedesco, i giudizi di gusto non contribuiscono minimamente alla conoscenza delle cose, e tuttavia istituiscono una relazione immediata tra sentimento del piacere-dispiacere e facoltà conoscitiva: quando diciamo che qualcosa "è bello", non intendiamo soltanto che questo ci piace, ma presupponiamo l'esistenza di un'umanità capace di concordare con questo giudizio.
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